Qual’è il costo nascosto della disoccupazione ?

In questo periodo di crisi l’aumento della disoccupazione è un fenomeno che viene trattato spesso. Vengono però presi in considerazione solo gli effetti economici della mancanza di lavoro sugli individui. 

Il problema è solo economico o ci sono altri risvolti che stiamo evitando di vedere ?

Il modello deprivazione latente di Jahoda suggerisce che l’occupazione abbia effetti psicologici positivi sull’individuo e la sua mancanza provoca  effetti negativi su vari fronti.

Le persone cercano lavoro per la necessità di guadagnare e provvedere alla soddisfazione dei propri bisogni. Questa è la funzione manifesta del lavoro, ad essa però si associano anche cinque funzioni latenti: 

  1. Struttura del tempo: Il nostro tempo (come qualsiasi cosa) ha maggior valore quando è scarso. L’imposizione di un impegno temporale stabile ci permette  di organizzare la nostra giornata, ottenendo un senso di sicurezza e una valorizzazione del tempo libero.
  2. Contatto sociale: allarga la nostra possibilità di avere relazioni che vanno al di fuori del numero ristretto di persone accessibili tramite i nostri contatti più stretti.
  3. Scopo collettivo: permette di dare significato alle nostre azioni attraverso finalità condivise.
  4. Identità sociale (status): ci fornisce uno status sociale che permette di sostenere la nostra identità personale, indipendentemente dall’importanza del lavoro.
  5. Attività regolare: L’attività regolare, regolamentata e frequente ci tiene attivi, dà sicurezza ed aiuta a sviluppare capacità e autoefficacia.

Gli effetti negativi sono misurabili nei casi più gravi: 

ogni aumento del 10% della disoccupazione causa:

  • Incremento del 1.2% sulla mortalità totale
  • Incremento del 1.7% sulla mortalità legata a problemi cardio-vascolari
  • Incremento del 1.7% sul numero dei suicidi

Si verificano inoltre incrementi notevoli su reati violenti e su problemi mentali.

M. Harvey Brenner, “Influence of the Social Environmenton Psychology: The Historical Perspective,” in Stress and Mental Disorder, ed. James E. Barrett (NY: Raven University Press,1979)

In base a studi più recenti, queste percentuali tendono ad aumentare progressivamente con il passare degli anni e misurandoli a distanza di 25 anni (lo studio era del 1979) potrebbero essere molto più alti.

Sono inoltre legate all’età dei soggetti, aumentando in maniera significativa con gli over 50. La correlazione tra casi di suicidio e disoccupazione in questa fascia di età è particolarmente evidente:

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Quello che non è facilmente misurabile è il livello di disagio di tutti i disoccupati.

L’occupazione è l’unica attività nelle società moderne in grado di provvedere a tutte e cinque le funzioni latenti in misura sufficiente. La partecipazione a gruppi religiosi, volontariato, ecc., fornisce queste funzioni solo in parte ed in modo non stabile. Attività sostitutive hanno quindi un impatto limitato sulla riduzione del disagio dei disoccupati.

L’impatto della crisi economica in ambito sociale è quindi più profondo di quanto gli indicatori economici ci possano suggerire e questi costi nascosti andrebbero tenuti in considerazione.

(Alberto Viotto)

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