Liberi, ma non troppo

Stereotipi di genere a scuola e nel lavoro.

Ci chiediamo mai perché la nostra società funziona in questo modo?

Quanto pesano gli stereotipi di genere nella nostra organizzazione sociale?

“Researchers from a variety of fields have studied the effects of gender stereotypes on outcomes. Areas most typically explored relate to the effects of expectancies on achievement outcomes in the fields of science, technology, engineering and mathematics (STEM), successes and leadership positions in the work world, and in the exhibition of stereotypically gender-related personality traits. Significant attention has also been given to the role of stereotype threat as a potential cause of stereotypical performance-related behaviors. Results have revealed that gender-specific behaviors in these domains are often the function of a self-fulfilling prophecy in which social expectations shape performance.”

SELF-FULFILLING PROPHECY AND GENDER, Midlarsky, Rosenzweig

I ragazzi sono più portati per lo studio delle scienze e le ragazze per le discipline umanistiche?

Le meta-analisi dimostrano costantemente che le ragazze e i ragazzi sono in media molto più simili di quanto si creda, in una gamma di abilità. Ad esempio, una meta-analisi sulle differenze tra i sessi sulle capacità matematiche, basata su 100 studi e test su oltre tre milioni di persone, ha scoperto che le ragazze hanno raggiunto risultati migliori dei ragazzi nella scuola primaria, non c’era differenza nella scuola secondaria e c’era solo un vantaggio maschile molto lieve per la risoluzione di problemi complessi.

Nonostante i diversi studi che provano che il genere non influenza le capacità matematiche, la nostra società però spinge i ragazzi verso facoltà STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e le ragazze verso facoltà HASS (scienze umanistiche, arte e scienze sociali).

Le differenze di genere non influenzano le prestazioni matematiche, il divario tra i risultati maschili e femminili sui test matematici è quindi correlato con la neutralità di genere del paese in cui vive: in Norvegia e Svezia non ci sono differenze tra uomini e donne in questi test, mentre in Turchia la differenza è notevole. Sembra quindi che le differenze di attitudine alla matematica tra i generi, siano costruzioni sociali.

A cosa sono dovute queste differenze?

Alcuni delle motivazioni principali che possono spingerci in una direzione piuttosto che nell’altra possono essere:

  1. appartenenza sociale: veniamo spinti verso studi e professioni dove il nostro genere è più rappresentato.
  2. autoefficacia: quanto crediamo di poter avere successo in un settore dipende anche da quanto riteniamo di poter essere competenti
  3. valore sociale: quanto è il valore e quali sono le ricompense che associamo ai possibili percorsi di studio e professionali.

Tutte queste motivazioni sono legate agli stereotipi di genere.

Fin da bambini siamo esposti a comportamenti che ci spingono verso una visione stereotipata dei generi, i bambini piccoli imparano più da quello che vedono che da quello che viene loro spiegato: famiglia, televisione, scuola, spingono i bambini a costruirsi un’immagine di loro stessi legata al sesso di appartenenza. L’abbigliamento, i giochi, il modo con cui ci si rivolge loro, i modelli di riferimento, i libri, le favole, contribuiscono a creare un’immagine chiara di come dovrebbe essere un bambino o una bambina.

Nei corsi di psicologia sociale, si fa spesso riferimento alle aspettative legate agli stereotipi che nascono nelle scuole primarie e anche prima. Uno degli esempi riguarda la nascita della profezia che si autoavvera a partire dagli stereotipi di genere di insegnanti e genitori.

La profezia che si autoavvera è la creazione di un comportamento coerente con l’impressione precostituita.

Quando le aspettative che una persona importante (o la società nel suo insieme) nutre nei confronti di un’altra fanno sì che quest’ultima agisca in modo da confermare tali aspettative, ci troviamo davanti alla profezia che si autoavvera.

Questo succede perché, inconsapevolmente, le nostre aspettative ci portano ad agire in modi che sollecitano nell’altra persona comportamenti atti a confermarle.

In poche parole: mi comporto a seconda di quello che ci si aspetta da me, finché questo non mi fa diventare conforme alle aspettative.

Le profezie che si autoavverano possono nascere ovunque (casa, scuola, lavoro, tempo libero con gli amici) e sono molto difficili da riconoscere.

Famoso a questo proposito è l’esperimento di Rosenthal (1985) dove i ricercatori comunicarono a degli insegnanti alcuni nominativi di studenti che avevano capacità superiori alla media secondo i risultati di un test, in realtà i nomi degli studenti furono scelti casualmente. Dopo alcuni mesi gli studenti segnalati come future promesse cominciarono a dare risultati migliori rispetto ai loro compagni di classe, e non solo dalle valutazioni degli insegnanti ma da test obiettivi.

Le aspettative degli insegnanti rispetto a questi ragazzi spinsero gli insegnanti stessi a prestare maggior attenzione a questi studenti, stimolandoli e aiutandoli a raggiungere una migliore preparazione.

Il comportamento degli insegnanti e le loro aspettative sono quindi un elemento importante che concorre ai risultati degli studenti.

La profezia che si autoavvera è più efficace nei confronti di chi non ha ancora solide opinioni sulle proprie capacità, quindi agisce in maniera forte su ragazzi in età scolare.

Gli stereotipi di genere degli insegnanti e dei genitori spingono quindi i ragazzi che cercano inconsciamente di compiacerli, avverandoli.

Il percorso verso le pari opportunità (e pari compensi) viene quindi ostacolato creando inconsapevolmente dei percorsi preferenziali per i generi, a prescindere dalle capacità. Questo crea un danno economico oltre a favorire la disparità.

Alberto Viotto

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